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LA GIUSTEZZA DI UNA MEDAGLIA D'ORO OLIMPICA


Lunedì scorso è passato negli uffici di Discovery Media a Milano, Niccolò Campriani: oro e argento olimpico a Londra 2012 e poi doppio oro olimpico a Rio 2016, aveva con sè le due medaglie (non le facevo così pesanti...) e una disponibilità mista a semplicità e consapevolezza uniche.


In un bel pezzo per Che futuro! scritto da Luca Corsolini a Rio lo scorso agosto, tra la prima e la seconda medaglia di Niccolò, credo ci sia esattamente quello che questo atletà è e che è riuscito a trasmettere in mezz'ora di condivisione davanti a 50 persone.


La giustezza di una medaglia d'oro olimpica.


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CHE BELLO QUANDO FA CENTRO UNO COME NICCOLO' - di Luca Corsolini


Ci sono vittorie e vittorie. Quando c’è di mezzo Niccolò Campriani succede che si arriva alla fine della gara proprio percependo la giustezza del risultato. E’ bello quando vince uno come lui: il migliore, che sa di esserlo ma non si piega mai all’arroganza, che si concede un gesto di esultanza lecito e poi chiede scusa per la mancanza di rispetto verso gli altri, quegli avversari che anzi ringrazia per averlo supportato vedendolo in difficoltà, dopo Londra, lui campione olimpico, per il passaggio a un format di gara diverso.


Lo sport di Niccolò è il tiro a segno, una cosa da marziani: il diametro del cerchio bianco che vale un 10 è di appena 0,5 millimetri, e tu lo devi colpire da una distanza di 10 metri. Più avanti Niccolò tirerà anche da 50 metri, la distanza da cui ha vinto l’oro a Londra. Dopo i Giochi si concesse il lusso di scrivere la sua autobiografia. Titolo, una specie di poesia: “Ricordati di dimenticare la paura”. La vita di un ragazzo che per arrivare sul podio a Londra era passato per il più classico dell’errore dei tiratori: gli era venuta appunto paura di sbagliare, nella gara di Pechino, l’esordio olimpico. Poi, dopo Londra sono successe tante cose: la visita alla Casa Bianca ospite di Obama ad accompagnare la sua fidanzata, Petra Zublasing, pure lei tiratrice, nel frattempo diventata più brava di lui, onore che tocca ai vincitori dei campionati Ncaa negli Usa; periodi di stage in giro per il mondo, lui ingegneria laureato in West Virginia, passando anche un anno in Ferrari nell’ambito di una collaborazione tra il Coni e Maranello.


Pausa, per capire meglio. Ai Giochi le tribù dei tiratori sono due ( e ci sarebbero anche i pentatleti, oltre che i tiratori con l’arco ). Oltre al tiro a segno c’è il tiro a volo, la cui federazione compie nel 2016 90 anni: un bilancio di 9 ori nella storia dei Giochi, con l’ultima ciliegina l’argento di Giovanni Pellielo nello stesso giorno dell’oro di Campriani. Nel tiro a volo l’Italia è comunque leader: la gran parte dei fucili è made in Italy, le aziende spesso personalizzano i prodotti per gli atleti top, adesso hanno anche cominciato a tenere dei corsi di formazioni. Ci sono 2264 armaroli riuniti nel comparto confindustriale di settore, l’Anpam, che produce miliardi di fatturato considerando anche l’indotto. Bella forza, si dirà, in un’estate come questa di tante stragi per troppe armi in giro.


E qui torniamo a Niccolò: "Mi chiedono sempre cosa penso della libertà di tenere delle armi, come se fosse anche una nostra responsabilità quelo che succede. La domanda non è giusta: nessuno va da Vettel a chiedergli se si sente responsabile per gli incidenti in auto. La verità è che io ho il massimo rispetto delle armi. Proprio perchè so usarle, so quando vanno usate e quando invece vanno lasciate".


Campriani, che confessa una sua debolezza quando indica il suo indirizzo mail, legato allo stralunato inventore protagonista di Ritorno al futuro, le armi si è messo perfino a progettarle. E così dopo il suo oro ha potuto esclamare che è stato come vincere il mondiale costruttori portando sul gradino più alto del podio una carabina che lui ha studiato in ogni singolo pezzo e che è stata realizzata, evidentemente bene, dalla Pardini. E qui si chiude il cerchio con questo fiorentino diventato, per amore, altoatesino, e capace di ringraziare Petra per averlo sopportato per questi anni in cui lui, non digerendo priprio il nuovo format delle gare, si era fatto musone: Giampiero Pardini è di Camaiore, è arrivato nella nazionale di tiro a segno negli anni Settanta, poi si è messo a produrre le armi. In realtà si è messo a produrre pure medaglie, per l'Italia e per il Mondo: Olimpiadi e Mondiali, non fa differenza.


La differenza è quello che scrive NIccolò: “Non confondete i vostri sogni con quegli degli altri. E ricordate che le vittorie non determinano quello che siete, ma viceversa”. Un bel modo di dire che il suo Gpr1, adesso declinato in tre modelli, Top, Evo e Pro, l’ha aiutato a vincere. Un bel modo di spiegare il gioco di squadra anche in uno sport individuale. Quando si tratta di unire tanti pezzi diversi unendoli con quella magia che chiamiamo Made in Italy siamo davvero bravi: da medaglia d’oro.


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