FORTE QUESTO HAWK-EYE!
(foto non originale tratta da ricerca online)
Non è facile dirlo ora, ma Aldo Biscardi aveva ragione. Per trentaquattro anni, ogni lunedì, ha urlato dal suo Processo che solo la tecnologia e la moviola in campo avrebbero aiutato gli arbitri, garantito la regolarità del campionato e annullato le polemiche. Ricordo ne parlava sempre quando preparava e poi conduceva la sua trasmissione a Telemontecarlo.
Era da solo contro gli altri, Biscardi: tutti a dirgli che sarebbe stato impossibile catturare l’immagine esatta, e poi riavvolgere il video, e poi verificare se la palla era davvero dentro o no, e poi prendere una decisione in pochi secondi perché poi l’azione sarebbe proseguita… (ma poi, chi avrebbe preso la decisione? L’arbitro è ovviamente sul campo e non può riguardarsi la moviola live…). Insomma, impossibile.
Ieri in diretta è andata in onda una prima assoluta e chi era davanti alla TV come me per seguire le partite di Serie A potrà dire “io c’ero”. Pochi minuti alla fine di Chievo-Roma, risultato parziale di 2 a 3 per i giallorossi, punizione dal limite per il Chievo. Simone Pepe calcia a giro sul palo dietro la barriera, la palla accarezza lievemente la parte interna del palo, Szczesny si allunga e impatta la sfera che torna verso il campo. L’immagine di Pepe e dei giocatori del Chievo che si disperano toglie ogni dubbio anche agli spettatori: non gol. Passano alcuni secondi e l’arbitro invece fischia: gol.
Cos’è successo in quei pochi istanti?
7 telecamere dedicate hanno effettuano il tracking della palla nell’area di porta e hanno poi spedito le immagini a una centrale operativa che – dopo aver effettuato alcune regolazioni - ha consentito al sistema di procedere in automatico all’assegnazione del gol. La rete valida è stata segnalata all’arbitro tramite un segnale all’orologio da polso che indossava: un segnale visivo e anche una vibrazione, inviati appena un secondo dopo il momento in cui il pallone aveva varcato la linea di porta.
(foto non originale tratta da ricerca online)
Curiosità. Per realizzare il tracking del pallone, sono sufficienti 2 delle 7 telecamere presenti, ma la presenza di un numero maggiore di apparecchi vuole scongiurare il rischio di giocatori che “impallino” l’immagine. Le telecamere sono piazzate a metà campo, a sei metri e dietro alla porta. Il margine di errore è ridottissimo: massimo consentito, 15 millimetri.
Come già per il tennis, dove è utilizzato da 10 anni, l’Hawk-Eye - in italiano “occhio di falco” – è secondo me davvero forte perché toglie possibilità di vantaggi impropri agli uni ma anche utili alibi agli altri, riconducendo la centralità del gioco e dei commenti successivi allo sport e ai suoi gesti tecnici.
Non è facile dirlo ora (o forse sì), ma Aldo Biscardi aveva ragione.
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