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DI PILOTI, CENE, FINALI E CALCIATORI


Se pensi che una finale di calcio integrato 5vs5 sia solo una tranquilla partita di un sabato pomeriggio al centro sportivo della tua città, allora probabilmente non hai mai avuto la fortuna di cenare con Alex Zanardi.


Alex avrebbe potuto raccontarti, come capitò a me in una serata torinese di quasi dieci anni fa, di quella domenica di Ottobre del 2003 a Monza (c'ero anche lì) quando tornò pilota in una gara automobilistica ufficiale dopo il terribile incidente che lo aveva visto coinvolto in Germania, con la perdita di entrambe le gambe.


Quel giorno Alex tornò a girare in un circuito proprio per sentirsi un pilota, di quelli che spingono per un giro veloce, che si arrabbiano per la macchina con un problema d’assetto, che maledicono un avversario che chiude la traiettoria di una curva, che rincorrono il traguardo sportellata dopo sportellata.


Se c’è una vittoria da raggiungere, se c’è una competizione, allora sei un pilota.


E se c’è una finale, allora non lo puoi essere a metà: sei un calciatore, punto. Prendendola in senso opposto: solo se è vero lo sport è educativo.


Vale nelle squadre dei più piccoli, quando bravi allenatori applicano il concetto del “qui giocano tutti” solo dopo aver preteso l’impegno massimo in allenamento, ognuno secondo le proprie capacità; vale in una finale di calcio integrato, quando si gioca tutti fino alla fine per la vittoria, ognuno secondo le proprie capacità.


Non si potrebbe spiegare in nessun altro modo l’emozione della finalissima di Super League che ho avuto la fortuna di giocare oggi: un'emozione mia, ma anche delle persone che erano al campo e che hanno voluto raccontarmelo con una stretta di mano, qualche parola scambiata dopo le premiazioni, un sms. Con un abbraccio, da compagni di squadra o da avversari.


Sempre sotto fino al 4-8, poi 8-8 all’ultimo minuto, calci di rigori, ancora parità, infine rigori ad oltranza. Poi la gioia della vittoria e la delusione della sconfitta, la premiazione, la festa e quell’idea di sport vero, leale di tutti che sempre ci raccontiamo e che ancora mi sorprende quando lo vivo; quando lo rivedo in un’esultanza, un gol, un givemefive, una corsa, un sorriso.


Proprio come mi insegnò Alex Zanardi, il pilota, in una sera torinese di quasi dieci anni fa.

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